Prima di Roma by Valerio Massimo Manfredi & Luigi Malnati

Prima di Roma by Valerio Massimo Manfredi & Luigi Malnati

autore:Valerio Massimo Manfredi & Luigi Malnati [Manfredi, Valerio Massimo & Malnati, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-07-08T12:00:00+00:00


VIII

L’Italia delle città

Nel corso del V secolo il processo di urbanizzazione è in Italia un fatto compiuto e attestato archeologicamente da Milano a Siracusa, fatte salve alcune aree marginali. Il rapporto con il territorio si va definendo con un sistema di villaggi e fattorie dipendenti dal capoluogo e anche le strutture politiche e le relative magistrature, per quello che si capisce mettendo insieme le fonti, i dati epigrafici e quelli archeologici, assumono caratteri stabili. Le monarchie sembrano residuali nelle città-Stato più avanzate, che si configurano per lo più come «Repubbliche» guidate da aristocrazie che hanno perso, se non a livello ideologico, il carattere gentilizio, per assumere quello di proprietari terrieri.

Al contrario, anche a livello tribale, non si riescono a costituire veri e propri Stati territoriali, se non con molte difficoltà e in casi di pericolo.

È bene partire da Roma perché la consistenza delle fonti antiche, per quanto contestate spesso dagli storici moderni, ci fornisce una linea interpretativa delle vicende storiche del V secolo assai rivelatrice.

La congiura che mise fine alla tirannide del Superbo avvenne a opera di personaggi della sua stessa cerchia, in particolare Lucio Tarquinio Collatino, del ramo collaterale della famiglia, e Lucio Giunio Bruto, suo nipote. La vicenda appare assai complessa, per le diverse forze in gioco. Alla caduta di Tarquinio collaborarono sia famiglie aristocratiche di tradizione etrusca, anche evidentemente nostalgiche della politica aperta di Servio Tullio, sia elementi più conservatori di quello che diverrà il patriziato, di origine latina e sabina (nel 504 o poco prima un nobile sabino, Atto Clauso, con tutta la sua gens, si era trasferito a Roma ed era stato accolto nella aristocrazia). Al posto del re furono eletti secondo la tradizione due consoli (all’epoca praetores) sulla cui parità di poteri gli storici discutono; i primi furono proprio Collatino e Bruto, ma ben presto Collatino fu deposto ed esiliato in quanto membro della gens Tarquinia, probabilmente perché sospettato di connivenze con i sostenitori di una restaurazione monarchica (forse a vantaggio proprio del ramo collaterale). Al suo posto fu eletto un sabino, Publio Valerio.

I due consoli dovettero fronteggiare un primo assalto immediato degli Etruschi di Tarquinia e Veio che appoggiavano i Tarquini, in cui Bruto, come si è detto, perse la vita.

Il successivo intervento di Porsenna costrinse Roma ad accettare una sorta di protettorato da parte del re di Chiusi, il che spiegherebbe perché per alcuni anni i Fasti consolari (cioè l’elenco dei magistrati supremi conservato fino in età imperiale e compilato in origine dal Pontifex Maximus) nominano tra i consoli membri di importanti famiglie etrusche. La personalità più rilevante alla fine del VI secolo fu però Publio Valerio detto Publicola, «l’amico del popolo», console per quattro volte, che avrebbe promulgato alcune norme a vantaggio della plebe, come la possibilità di appellarsi al popolo contro una condanna alla pena capitale, e l’immissione di nuovi senatori di provenienza non gentilizia.

Il primo problema che la repubblica dovette affrontare dopo l’impresa di Porsenna fu il rapporto con i Latini, che avevano approfittato della debolezza di Roma per



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